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L'alternativa che non c'è

In riferimento alle notizie emerse in questi giorni sulla stampa locale e alle prese di posizione che stanno animando queste ultime settimane di campagna elettorale, ecco alcune precisazioni di carattere esclusivamente tecnico sulla realizzazione dell’impianto di Case Passerini.

  1. Non esistono fabbriche di recupero di materiali (l’impianto di Massarosa spesso citato dai comitati contro il termovalorizzatore è solo un progetto), per cui è impossibile valutarne il costo. In ogni caso una fabbrica del genere produrrebbe comunque uno scarto da condurre in discarica: un costo che andrebbe comunque considerato.
  2. La soglia obiettivo per la raccolta differenziata è il 70/75 %, l’area metropolitana è molto più complessa della Provincia di Treviso (per turismo, pendolarismo, attività economiche), per questo si è scelto di non utilizzare il porta a porta, ma il sistema di cassonetti intelligenti a calotta. Garantirà il 65 % di riciclaggio e preparazione per il riutilizzo previsto dalla nuova Direttiva Europea.
  3. Il rifiuto residuo sarà quindi pari al 35 %, di cui il 25/30% non riciclabile e il resto derivante dagli scarti della raccolta differenziata. Questi scarti non sono ulteriormente riciclabili, il miglior utilizzo è quello energetico. E’ scorretto non considerare gli scarti residui dalla raccolta differenziata nei calcoli.
  4. La realizzazione del termovalorizzatore prevede il ridimensionamento dell’impianto di selezione di Case Passerini, con una conseguente riduzione dei costi, ragion per cui non se ne prevede un ampliamento.
  5. I costi ad abitante indicati dai comitati sono falsati: non si può dividere il costo totale per gli abitanti residenti, in questo modo non si considerano i produttori di rifiuti assimilati, i turisti e i fuori sede, dati elevati nell’area fiorentina e bassi nella Provincia di Treviso.
  6. Anche nei processi di lavorazione a freddo di selezione dei rifiuti si producono residui pericolosi, derivanti dai filtri di depurazione.
  7. Non realizzare il termovalorizzatore significherebbe accrescere la mole di rifiuti da portare in discarica, con relativo impatto in termini di ingombro del territorio e costi di trasporto.  Il materiale non riciclabile o gli scarti delle raccolte differenziate equivalgono a circa il 30 % del totale dei rifiuti prodotti nell’area di riferimento. La nostra proposta è “discarica zero”.
  8. Le emissioni dei termovalorizzatori sono già “zero”: i valori di tutti i possibili inquinanti sono altamente al di sotto delle prescrizioni di legge. Come più volte dimostrato incidono molto di più sull’inquinamento atmosferico il traffico, il riscaldamento domestico e la combustione di biomasse.

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